lunedì 27 gennaio 2014

DEVONO PAGARE SEMPRE E SOLTANTO I LAVORATORI ?


L’unione degli industriali di Pordenone ha proposto un “laboratorio per una nuova competitività industriale”, costituito da Cgil-Cisl-Uil, Confindustria ed enti locali, con lo scopo dell’abbassamento del costo del lavoro.
Ma vediamo di cosa si tratta?

E’ l’ennesima ricetta tutta lacrime e sudore chiesta ai lavoratori che permette alle aziende di aumentare la propria profittabilità attraverso:
1) La riduzione del costo del lavoro e l’aumento della produttività con:
         - L’eliminazione degli elementi retributivi (maggiorazioni) definiti negli accordi aziendali siglati prima del 1993 e ormai facenti parte stabile dello stipendio.
         - L’assorbimento di tutti i superminimi individuali (tranne quelli di merito).
         - La sospensione della contrattazione aziendale sui premi.
         - La riduzione o eliminazione delle pause aggiuntive a quelle previste dal contratto nazionale di lavoro.
2) La flessibilità della produzione con:
         - Il superamento nella durata e nella distribuzione dell’orario settimanale che potrà anche venire ridotto al di sotto delle 40 ore.
         - Il cambiamento nella fruizione di alcune festività quali quella del S. patrono  e del 2 giugno  che slitteranno alla domenica.
3) Il superamento delle regole su qualifiche ed inquadramento, senza più automatismi e verrà permesso lo svolgimento di  mansioni di livello inferiore o superiore al proprio (senza salario).
4) La flessibilità su nuove eventuali assunzioni a termine attraverso il mancato utilizzo della causale che ne attesta il motivo d’uso.

Con queste misure, la Confindustria dice di abbattere del 20% il costo del lavoro.
Tutte queste azioni sono mirate a ridurre diritti e parti dello stipendio e tutto questo gratuitamente in cambio di un IPOTETICO salvataggio dei siti, IPOTETICO perché non vi è alcuna garanzia reale, come abbiamo visto in questi anni, che a questi sacrifici non seguano altri, e tutto ciò serva a risolvere il problema.
L’esempio è sotto gli occhi di tutti, l’erosione dei diritti in atto dal 1993 unita alla politica della moderazione salariale non ha certo impedito le chiusure e delocalizzazioni di questi anni.

Lavoratori,
è venuto il momento di dire basta, la politica della compressione degli stipendi non ha futuro … arricchisce chi è già ricco e colpisce solo i più deboli non permettendo loro di avere una vita dignitosa e una capacità di spesa che porta inevitabilmente alla crisi dei consumi che si ripercuote di nuovo su di essi;


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